The Ascent non brilla per la sua trama, se volete un gioco che vi stupisca con colpi di scena decisamente non fa per voi: in un mondo postapocalittico dovrete uccidere un infinito numero di mutanti cannibali per attivare una serie di interruttori e rimettere in linea una intelligenza artificiale assopita da secoli. Da questo punto di vista sembra la trama di una delle missioni secondaria di uno dei primi Fallout. E’ però evidente che non era la trama su cui Neon Giant, lo sviluppatore, ha puntato durante la sua realizzazione, ma l’atmosfera. In questa recensione cercheremo di spiegarvi perché questo titolo, che più classico non potrebbe essere sia per storia che per meccaniche, per noi è da considerarsi uno dei migliori usciti quest’anno.
il gioco è disponibile per PC e Xbox One, Series X/S anche come Game Pass.The Ascent si basa sulle meccaniche tipiche dei videogiochi di ruolo isometrici della vecchia scuola che ruotato tutte attorno alla progressione del personaggio: si sale di livello e si aumentano i punti abilità, migliorano equipaggiamento, armi, potenziamenti e così via. Da questo punto di vista c’è poco da aggiungere, i comandi sono fluidi e le meccanica di combattimento offrono anche delle scelte tattiche interessanti, come la possibilità di mettersi in copertura per evitare i danni. Il contrappasso, come in molti titoli simili, è che una volta che le meccaniche sono state apprese, nelle prime ore di gioco, le variazioni sono minime fino ai titoli di coda. Il gioco vale comunque un vale un playthrough anche solo per ammirare il lavori fatto da Neon Giant con il worldbuilding, i dialoghi e i personaggi che si trovano all’interno di The Ascent. Se le meccaniche in single player possono diventare noiose è comunque possibile giocare in gruppo in modalità coop.
The Ascent, ha però un problema con il bilanciamento delle aree di gioco di gioco, nulla di impossibile, ma di cui è meglio avvertivi prima che, come noi, ci restiate scottati.In qualsiasi momento durante una missione, si può premere il tasto direzionale (o O sulla tastiera) per far apparire una linea rossa che indica la direzione in cui andare per proseguire la missione, che il gioco spiega essere la via ottimale. In realtà si tratta solo del percorso più veloce in linea d’aria rispetto al prossimo obbiettivo e non prende affatto in considerazione se il personaggio sia abbastanza forte da sopravvivere alle aree che quella linea attraversa. Sembra un problema minore, ma sarebbe bastato indicarlo in gioco come una bussola e non come un percorso per evitare molte morti frustranti in aree di alto livello in cui avremmo pochissimo tempo per reagire prima di essere uccisi all’istante. Un problema abbastanza simile lo si ha anche con le molte quest secondarie che ci vengono affidate da vari PNG lungo il corso di tutto il gioco. Quasi tutte prevedevano di spostarsi in un area di livello molto più alto o molto più basso rispetto a quello in cui la missione viene effettivamente affidata, nonostante la missione riporti un livello consigliato grossomodo simile a quell’dell’area in cui viene presa. Ci è capitato più volte di avventurarci in una sidequest che il gioco diceva sarebbe stata di livello compatibile con il nostro personaggio solo per morire immediatamente al primo contatto col nemico o di perdere mezz’ora per tornare in un area di basso livello che non ci avrebbe sicuramente dato ricompense utili.
L’idea a cui siamo giunti noi della redazione di Passioni Digitali è che la fase di playtest finale di The Ascent sia stata affrettata o che in realtà molte delle quest secondarie siano state aggiunte in seguito e quindi mai testate organicamente con il resto del gioco.
Neon Giant si è decisamente impegnata al massimo per quanto riguarda l’estetica del gioco. Per quanto la colonna sonora sia eccezionale, il sound design di The Ascent è semplicemente perfetto in tutto. Gli effetti sonori delle armi sono probabilmente l’esempio migliore che si possa fare: ogni volta che facevamo esplodere dei mutanti o mercenari generici con il Dread (un nome decisamente azzeccato per quella pistola, tra l’altro), suonava così incredibilmente potente e pesante attraverso le cuffie che più di una volta ci simo buttati in un combattimento che avremmo anche potuto evitare solo per sentire il brivido della potenza che trasmetteva. Anche i dettagli più piccoli come i rumori ambientali, le lingue aliene degli NPC, i veicoli volanti e i robot volanti si aggiungono perfettamente all’atmosfera del gioco. In effetti, sono proprio queste piccole cose ad essere il vero punto di forza di The Ascent.
Ovviamente, la grafica complessiva di questo gioco è stellare. The Ascent è senza dubbio l’esperienza isometrica più bella che abbiamo mai visto fino ad oggi in un videogioco.Quell’attenzione ai dettagli che ho elogiato così tanto si fonde anche con la meccanica in molti modi. Dall’estetica dei dettagli minori, come alcuni tipi di armature, la sostituzione degli arti con parti robotiche in piena regola, fino ad arrivare a cose come il sistema di viaggio veloce o il breve scorcio del nostro avatar in un taxi volante con un autista robotico, lavorano di concerto per rendere estremamente verosimile questo mondo immaginario.

Nonostante queste pecche di bilanciamento, abbiamo comunque adorato il mondo che Neon Giant ha creato qui e aspettiamo un seguito per vederne ancora di più. C’è un sacco di potenziale in questa ambientazione per raccontare storie, probabilmente anche migliori di quella raccontata in questo (si spera) primo capitolo, che come ogni opera prima e puntellato da scelte di progettazione non troppo ottimizzate.