Starfield nell’ultima settimana praticamente monopolizzato tutto il nostro tempo libero, ma ancora non crediamo sia abbastanza per scriverne una recensione vera e propria. Per un gioco di questo calibro anche farsene un’idea approssimativa richiederà probabilmente diversi mesi e come molti altri titoli della Bethesda è probabile che resterà con noi anni, nel bene o nel male. Questa settimana però vogliamo proporvi un editoriale del Master Kae che ci porta a fare una riflessione non tanto sul gioco stesso, ma sulla casa che lo produce e su come il mercato sia cambiato nel corso degli anni.
Starfield disponibile per PC e per Xbox Series X|S anche tramite game pass.Se avete da poco iniziato la vostra avventura con starfield e vi state ancora orientando nella sua immensa mappa e ambientazione, forse potrebbero interessarvi anche i nostri precedenti articoli
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Questo articolo sarà qualcosa di diverso non voglio tanto parlare del gioco quanto della Bethesda e del comportamento che ha tenuto negli ultimi anni. Forse non sarà interessante per molti, ma è una riflessione personale che mi sento di condividere con voi, dopotutto A cosa serve scrivere per un blog se non puoi annoiare la gente con un muro di testo ogni tanto…
Per cominciare dobbiamo fare un salto indietro di più di 10 anni quando, nella più grande fanfara possibile per quella che è l’industria dei videogiochi usciti l’ultimo arrivato nella famiglia degli Elder Scroll, la quinta installazione della serie: Skyrim.
Il gioco ha avuto ovviamente un successo clamoroso è diventato uno dei giochi più diffusi di sempre e nonostante siano passati anni e ancora adesso possibile trovare vari meme a riguardo, possiamo dire che Skyrim sia uno di quei giochi che ha trasceso il semplice fatto di essere un videogioco, ma sia diventato un vero e proprio fenomeno culturale. Una delle critiche più comuni che era possibile trovare all’epoca era però che rispetto ai titoli precedenti Skyrim per quanto avesse una mappa enorme, cosa che aveva suscitato il plauso, era manchevole in molti altri aspetti: c’erano meno abilità il gameplay era molto meno libero e per quanto il giocatore potesse vagare per migliaia di ore nella sterminata mappa della regione del mondo di mundus, in realtà le Quest effettivamente interessanti erano poche e le reali possibilità di scelta al loro interno erano estremamente limitate. Diciamo proprio che in molti casi di scelte non ce n’erano proprio e le Quest erano semplicemente un insieme di scene da seguire.
Il gioco però come detto ebbe comunque un enorme successo ed è sicuro che la Bethesda imparò qualcosa da questo, cioè che semplificare le cose poteva essere un’alternativa effettivamente funzionante.

Andiamo avanti di qualche anno e arriviamo al famoso, o se preferite famigerato, Fallout 4.
Per quanto si tratti del numero 4 della sua serie in realtà possiamo paragonarlo solo al precedente, dato che i primi due titoli in realtà avevano uno stile del tutto diverso ed erano prodotti anche da un’altra casa. Anche in questo caso però abbiamo un estrema semplificazione sia della gestione del personaggio che soprattutto di quella che è tutta la narrativa interna del gioco. Di nuovo torna a esserci una mappa immensa estremamente dettagliata e liberamente esplorabile che ha mandato in brodo di giuggiole tutti i giocatori, ma su questa mappa le uniche vere queste che possiamo fare sono quelle della storia principale del gioco e anche in questa è la nostra possibilità di scelta è estremamente limitata. Se si prova a uscire da queste di vere Quest probabilmente ce ne saranno quattro cinque, tutte le altre sono semplicemente delle missioni in cui verremo incaricati di andare in un posto, uccidere tutti i PNG presenti, in alcuni casi recuperare anche uno specifico oggetto e poi tornare da chi ci ha affidato la missione. L’unica differenza apprezzabile tra queste E quest e quelle che vengono generate randomicamente dal gioco stesso e che in queste Quest il doppiaggio è molto più specifico su quello che il nostro personaggio dovrà portare a termine, ma nonostante questo le nostre effettive capacità di interazione col mondo durante le Quest sono estremamente limitate. Basti solo pensare che noi non abbiamo la possibilità di rifiutare una missione Una volta che viene data (certo potete non completarla, ma resterà per sempre nel Quest log).
Per quanto anche Fallout 4 abbia avuto un enorme successo, in questo caso le critiche hanno cominciato a farsi più pressanti. Fallout ha un suo pubblico Fedele che lo segue dagli albori e la serie è sempre stata caratterizzata per la sua particolare narrativa e la capacità del personaggio di interagire in maniera sofisticata col mondo, questa installazione per quanto tecnicamente molto superiore alle precedenti era proprio carente nell’aspetto che più di tutti avrebbe dovuto caratterizzare un “vero” gioco di Fallout.
Evitiamo di parlare dello spin off di Fallout 4, Fallout 76, che ha rappresentato uno dei peggiori prodotti videoludici commerciali mai realizzati, ne abbiamo ampiamente discusso anche su questo blog, e ha richiesto anni di espansioni e rework anche solo per diventare un’esperienza videoludica mediocre.

Per quanto questi due titoli abbiano portato un non indifferente guadagno alla Bethesda, il cui budget è anche stato notevolmente espanso dall’acquisizione da parte di Microsoft, la fiducia del pubblico nei suoi confronti era stata grandemente compromessa
Senza stare a girarci troppo intorno, in molti si aspettavano di trovare in Starfield ulteriori semplificazioni e una storia sempre meno interattiva e sempre più lineare perché quella sembrava essere la strada che Bethesda aveva deciso di percorrere per i suoi giochi. Inaspettatamente Starfield invece sembra essere tornato indietro ai fasti di “Fallout 3” o “Elder Scroll: Morrowind”, con un enorme quantità di Quest ognuna delle quali che si dipana in vari rami in cui il giocatore può scegliere, non solo come affrontare al meglio la situazione in base alla sua Build, ma anche in alcuni casi quale fazione preferire o quale personaggio di quale fazione preferire.
Qualcuno ha storto il naso per la gestione che Starfield della sua mappa, per quanto questa sia ancora più grande delle precedenti non è un reale Open World che sia possibile girare liberamente e che le varie location che troveremo sparse in giro per la galassia dopo un po’ cominceranno a ripetersi. Effettivamente tutto questo è vero, ma personalmente credo che questa sia un’altra lezione che Bethesda abbia imparato, il fatto che i suoi giochi verranno moddati a morte dalla sua stessa community: uno dei problemi principali di Fallout 4 e che essendo ambientato in una mappa permanente e fissa c’era la seria possibilità che due Mod andassero in contrasto tra di loro perché richiedevano che il giocatore si recasse nello stesso posto, ma con una gestione della mappa come quella che si è in starfield questo problema è del tutto eliminato i modder potranno inserire qualsiasi loro contenuto semplicemente aggiungendolo a lista randomica delle locazioni che vengono spawnate ogni volta che atterriamo su un pianeta, di conseguenza lo spazio a disposizione per aggiungere nuovi contenuti è diventato letteralmente infinito.

Se vogliamo trovare una morale della favola in tutto questo discorso è che effettivamente la risposta del pubblico conta è che Bethesda ha visto che il trend su cui si era incamminata non riscontrava quelle che erano effettivamente le esigenze dei suoi clienti e, sapendo benissimo che dopo il disastro di Fallout 76 non avrebbe avuto molte occasioni per salvare la faccia, ha fatto in modo di giocarsi bene le sue carte trasformando Starfield nel gioco che effettivamente i fan volevano. Questo non esclude ulteriori passi falsi in futuro (personalmente voglio vedere cosa succederà con l’Atom Store e le mod a pagamento), ma almeno il primo passo nella giusta direzione è stato fatto e sembra che l’ultima lezione imparata sia stata quella giusta.