Spacebase Startopia si inserisce nella corrente di remake/reimmaginazioni/remaster di titoli del ’90-2000. Il nome stesso non potrebbe essere più chiaro. Spacebase Startopia si inserisce perfettamente nella corrente di questo periodo in cui molti giochi gestionali della scorsa generazione stanno apparentemente vivendo una seconda giovinezza dopo un lifting. Abbiamo già parlato qualche settimana fa di Evil Genius 2 che è una versione aggiornata dello storico Evil Genius e precedentemente di Destroy All Humans, ma questi sono solo due titoli in quello che sembra un movimento crescente di cui fanno parte anche Two Point Hospital (una versione riveduta e corretta di Theme Hospital) e il remake di RollerCoaster Tycoon. In questo caso però non si tratta solo di una nuova incarnazione di Startopia del 2001, ma di un flashback anche della sviluppatore. Spacebase Startopia è infatti stato creato da Mucky Foot, essenzialmente uno spin-off di Bullfrog, il santo patrono dei “gestionali bizzarri” degli anni ’90 e poi riproposto da Squarenix. Guardando oltre il marketing, tuttavia, non c’è menzione per l’originale nel gioco, ma non se ne allontana minimamente, il gioco ha una nuova mano di vernice e alcune meccaniche sono state rimesse a posto: gli alieni sono nuovi, alcune strutture sono cambiate e altre sono state ribattezzate, ma l’elenco delle somiglianze è molto più lungo di quello delle differenze. Spacebase Startopia è disponibile per PC.

Cos’è Spacebase Startopia?

Per chi non lo conoscesse, Startopia era un gioco in cui bisognava gestire una stazione spaziale che traeva forte ispirazione dall’umorismo cinico di The Hitchhiker’s Guide to the Galaxy (la Guida Galattica per Autostoppisti, n.d.r.). Al giocatore era affidato il difficile compito di mantenere la popolazione degli alieni, di diverse specie e diverse estrazioni sociali, nutriti e felici. Bisognava destreggiarsi tra queste esigenze della popolazione, mentre ci si occupava anche di problemi manageriali come la gestione della spazzatura e la salute pubblica. Spacebase Startopia da questo punto di vista è virtualmente identico. La maggior parte degli edifici sono presenti con lievi modifiche e la stazione spaziale a forma di ciambella è, come nell’originale, da tre livelli: il livello inferiore (destinato alla produzione industriale, ma anche al riciclaggio di rifiuti e alle strutture militari), il ponte mediano (dedicato al turismo e all’intrattenimento, dove si poteranno mettere discoteche, giostre e strutture alberghiere di lusso) e il ponte superiore (una serra per la produzione agricola, che genererù materiali da utilizzare nelle fabbriche del ponte inferiore, e dove gli alieni potranno dedicarsi al relax in un abiente naturale). In ogniuno di questi livelli bosognerà costruire speciali strutture che soddisfano i bisogni della popolazione aliena e che in cambio ci elargiranno energia (che è la valuta del gioco). Per far funzionare queste strutture e mantenere la nostra stazione spaziale efficiente bisognerà assumerne personale reclutando gli alieni in visita, ogni specie sarà specializzata in uno specifico compito e lavorerà in uno specifico edificio, ma anche i nostri dipendenti avranno dei bisogni come gli altri alieni e, se non verranno soddisfatti, se ne andranno.

Spacebase Startopia ha una modalità campagna, suddivisa in una serie di missioni, ognuna con un focus e un obiettivo principale da soddisfare. C’è anche una modalità sandbox e opzioni multiplayer cooperative e competitive.

alcuni problemi fondamentali

Giocando a Spacebase Startopia ci siamo venuti a trovare difronte a un problema di tipo generazionale: chi di noi è abbastanza vecchio da aver giocato al primo titolo, vista la totale somiglianza con l’originale, non ha praticamente avuto problemi, gli altri lo hanno trovato estremamente complicato. Una volte esaurite tutte le battute sui “giovani d’oggi” (che ha fatto il Master Kae… n.d.r.) ci siamo resi conto che il reale problema era la mancanza di spiegazioni da parte del gioco stesso.
Il gioco ha un suo tutoria il cui vengono spiegate le meccaniche fondamentali su come costruire strutture e assumere personale, ma non dice nulla su come gestire correttamente la propria stazione. Nel tutorial, ad esempio, viene detto di assumere driadi per produrre risorse nel Bio-ponte, ma non viene spiegato ne quante ne che terreni diversi producano combinazioni di risorse diverse, non viene nemmeno spiegato come funziona la ricerca di miglioramenti per le proprie strutture: se le strutture base saranno sbloccabili da una sorta di albero dei talenti, i miglioramenti si otterrano imballando una strutture e poi inserendo la scatola che la contiene nell’edificio del laboratorio, chi ha giocato all’originale conosceva già questa meccanica, chi non aveva esperienze precedenti ha finito la campagna senza mai scoprirla e lamentandosi della scarsa efficienza delle strutture per quante ne costruisse molte copie.

Spacebase Startopia riprende dall’originale l’impianto della campagna, suddivisa in missioni, ognuna con uno specifico obbiettivo. Un aspetto che noi abbiamo trovato frustante della campagna è che ad ogni missione dovremo ricominciare la costruzione delle nostra base da zero, un elemento sicuramente classico per questo genere, ma che in questo caso è reso noioso dall’assenza di varietà delle mappe. La stazione spaziale + composta da una serie si stanze vuote che formano un anello circolare e che di volta in volta potremo sbloccare per espandere il nostro territorio. Se nelle prime missioni ricostruire le nostre strutture ci permetterà di provare nuove disposizioni per massimizzarne l’efficienza, già da metà campagna la cosa diventerà un semplice esercizio mnemonico in cui ricostruiremo sempre le sesse cose, sempre nello stesso ordine fino a quando non avremo quello che ci serve per iniziare davvero la nuova missione. Sarebbe stato preferibile poter mantenere i nostri progressi da una missione all’altra o almeno iniziare le missini con alcune strutture già posizionate come avviene nel tutorial.

Da questo punto di vista ci viene incontro la modalità sandbox in cui potremo costruire e conquistare fino ad avere il dominio su tutta la stazione in base ai nostri obbiettivi personali, ma anche in questo caso il gioco ha scarsa rigiocabilità, una volta trovato il layout più efficiente per le strutture (poche stanze molte grosse, per chi fosse interessato…) iniziare un nuovo sandbox sarà solo una ripetizione del precedente. La conquista dei territori occupati dagli altri nostri concorrenti sulla stazione, e la “gestione” dei pirati che cercheranno di infiltrarsi nelle nostre zone, è però migliorata rispetto all’originale, questo forse è l’unico aspetto in cui Spacebase Startopia è migliore rispetto al suo predecessore. A differenza dell’originale in cui si poteva solo ordinare di attaccare un bersaglio e poi sperare che i nostri dipendenzi non si presentassero uno alla volta venendo obliterati, ora è possibile dare ordini alle singole unità e quindi effettuare manovre e strategie più complesse (per quanto in maniera rudimentale rispetto a un vero gioco di tattica come Iron Harvest, ad esempio). Sara anche possibile costruire mech, robot giganti particolarmente potenti e con ruoli tattici specifici. Queste unitò saranno influenzate dal terreno e avranno bisogno di spazio per manovrare (almeno due caselle libere di corridoio) e sarà quindi possibile posizionare i nostri edifici in maniera strategica creando corridoi per far avanzare velocemente i nosti mech e bloccare il passaggio a quelli avversari tenendoli lontani dai nostri edifici più importanti.

 

in conclusione

Il problema di Spacebase Startopia è che non è un affatto miglioramento rispetto a all’originale, anzi è una riproposizione di Startopia, ma con meno personalità.

Questo non vuol dire che Spacebase Startopia sia un brutto gioco, ma non ci ha lasciati pienamente soddisfatti. Nella migliore delle ipotesi, sembra un remake che fa alcuni passi falsi, nella peggiore è una brutta copia. I suoi unici reali miglioramenti rispetto all’originale sono la grafica e la gestione del combattimento (aspetto molto limitato comunque), ma per il resto o le cose sono rimaste invariate o sono peggiorate. Ovviamente nell’attuale mercato ci sono possibilità che nel 2001 non c’erano, il gioco per come è ora potrebbe essere solo una piattaforma per miglioramenti futuri: in questa versione a Mucky Foot hanno ricreato Startopia con un motore più moderno, ma con alcuni aggiornamenti, DLC o espansioni, potrebbero farlo diventare un’esperienza migliore e più ampia. Tuttavia, non possiamo criticare un gioco basandoci su possibilità e supposizioni.
Vi invitiamo come sempre a provare il gioco da voi, ma il nostro consiglio, se questa recensione vi ha incuriosito, è di prendere direttamente l’originale.