Gost Recon: Breakpoint, o a voler essere precisi “Tom Clancy’s Ghost Recon: Breakpoint” è il nuovo titolo Ubisoft, ultimo arrivato nella saga di Ghost Recon che sembra guardare sia ai capitoli precedenti che introdurre interessanti novità.

Qui in redazione stiamo seguendo da un po’ le rivelazioni sull’atteso “Tom Clancy’s Ghost Recon Breakpoint” e possiamo dire di aver raccolto abbastanza voci confermate per presentarvi di un anteprima dell’ultimo titolo di Ubisoft.

In questo nuovo capitolo della saga di Ghost Recon ritornano elementi classici e un approccio più RPG assimilabile ai primi titoli della serie, ma verranno anche mantenuti gli elementi di Sandbox del titolo precedente. Una combinazione abbastanza interessante che ha suscitato la nostra curiosità.

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Tom Clancy’s Ghost Recon Breakpoint

La Storia

Come per il canone della serie Ghost Recon anche in questo capitolo prenderemo il controllo di un soldato scelto, questa volta la nostra missione sarà andare sull’isola di Aurora per sventare i piani di una multinazionale priva di scrupoli che cerca di prendere il controllo del governo.

In questo capitolo di Ghost Recon la serie abbandona del tutto il preteso realismo dell’ambientazione trasferendo l’azione in una località fittizia: l’isola di Aurora.
Se da una parte questo ci ha fatto storcere il naso, perché si allontana da quello che ci aspettavamo, potrebbe essere in realtà un grande vantaggio dal punto di vista nella storia. Una località immaginaria, creata apposta per il gioco, lascia molta più libertà agli scrittori per immergerci in una storia su misura per il luogo in cui l’azione si svolge.
Saremo nuovamente chiamati a calarci nei panni di un Ghost, nome in codice “Nomad”, un soldato di élite specializzato nelle missioni di infiltrazione e ricognizione, la cui missione in questo capitolo sarà quella di scontrarsi con la Skell Technology, fittizia multinazionale specializzata nella produzione di droni da guerra ad altissima tecnologia.

Dopo che la Skell è finita sotto il controllo di Cold D. Walker (i non anglofoni potrebbero perdersi il gioco di parole, ma il nome suona “Freddo il Camminatore” in inglese), un ex Ghost che ha deciso di utilizzare il suo superiore addestramento per fini personali, ha iniziato espandere le sue mire politiche fino a utilizzare la sua tecnologia per uccidere un politico americano in forte ascesa.
Nel gioco ovviamente starà a noi sventare i loro piani, ma la situazione verrà complicata dal fatto che il nostro avversario, essendo stato a sua volta un Ghost, conosce le nostre tattiche ed è facilmente in grado di anticiparci.

A dare la voce al nostro “Nomad” e interpretarlo nei filmati tramite il Motion Capture sarà Jon Bernthal, lo Shane di “The Walking Dead” nonché il “The Punisher” dell’omonima serie.

 

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ccIl Gameplay

Nonostante Ghost Recon: Breakpoint abbia abbandonato il realismo nella ambientazione lo ha notevolmente aumentato nell’azione di gioco andando a recuperare elementi RPG dai primi titoli della serie.

La principale pietra di paragone per Ghost Recon: Breakpoint è il capitolo precedente della serie Ghost Recon: Wildlands. Entrambi i titoli si basano su una logica di Sandbox che lascia la massima libertà di esplorazione da parte del giocatore e, per quanto dichiarato da Eric Couzian, il game director del gioco, l’estensione della mappa e quindi la durata del gioco dovrebbero essere comparabili.
La differenza sostanziale tra i due titoli però risiede in dove gli sviluppatori hanno deciso di puntare con il realismo dell’azione: se Wildlands era ambientato nel reale paese della Bolivia, ma aveva un Gameplay canonico da sparatutto in cui la verosimiglianza dell’azione e della storia erano lasciati in secondo piano, nel nuovo Ghost Recon: Breakpoint, nonostante l’ambientazione fittizia, sarà dato molto più peso nell’immergere psicologicamente il giocatore nei panni del Ghost e ci sarà una maggiore attenzione agli elementi simulativi che lo fanno avvicinare più a un RPG.

Il nostro “Nomad” non potrà correre all’infinito e aspettare che le ferite guariscono da sole, ma avrà una quantità di energia limitata, una sorta di barra della Stamina, che consumerà quando svolgerà le attività più faticose costringendoci a valutare caso per caso se avremo effettivamente il fiato per fare quello che ci proponiamo.
Neanche le nostre ferite non guariranno da sole col tempo, ma dovremmo accamparci e curarci per rimuovere i malus portati dagli incidenti che subiremo in combattimento. Per farlo dovremo utilizzare specifici oggetti di cura che potremo recuperare nelle missioni o potremo costruirci da soli, tramite l’interfaccia di Crafting, utilizzando delle risorse che potremo raccogliere nella mappa.
Questi cambiamenti sono stati introdotti per aumentare il senso di smarrimento e di ansia nel giocatore per immergerlo meglio nei panni del Nomad: isolato, in un territorio ostile, costantemente braccato dai propri nemici.

 

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Ad una prima occhiata il gioco sembra essere estremamente interessante ed è un possibile candidato come miglior gioco dell’anno per il 2019, anche se per ora sembra portarsi dietro una scia di polemiche di cui parleremo in un prossimo articolo,

Noi della redazione di passioni digitali per ora sospendiamo il nostro giudizio, ma stiamo seguendo intensamente le dichiarazioni di Ubisoft man mano che escono