Death Stranding è il primo titolo sviluppato dalla neonata Kojima Productions, in collaborazione con Guerrilla Games. Viste le polemiche che ha scatenato non si può dire che non sia stato un esordio sul mercato degno di essere ricordato!
Hideo Kojima, rockstar del mondo videoludico a cui si devono capolavori immortali come la saga di Metal Gear, dopo che nel 2015 si era allontano dal suo storico produttore, Konami, per poter lavorare con più libertà e a detta sua “per preoccuparsi più di creare bei giochi che dei ricavi degli investitori“, aveva annunciato di aver cominciato a lavorare su un nuovo titolo. Death Stranding fu presentato l’anno successivo all’E3 e negli ultimi 3 anni non ha fatto altro che stuzzicare la fantasia dei giocatori.
Ora che finalmente è uscito la reazione del pubblico è stata molto peggiore di quella che ci si poteva aspettare.
In questo articolo vediamo di spiegare il perché e cerchiamo anche di fornivi alcune informazioni essenziali che dovete tenere a mente se ne state valutando l’acquisto evitando accuratamente di fare spoiler sulla trama.
Il gioco è pubblicato da Sony per PlayStation 4 ed è prevista anche un uscita per Microsoft Windows entro l’estate 2020.

leggi prima di comprare Death Stranding
il Core Loop
Le critiche riguardano fondamentalmente tutte il gamplay, obiettivamente sarebbe difficile trovare altro da criticare, andiamo quindi a vedere “cosa si fa” in Death Stranding e perché questo non ci permetta di classificarlo come classifichiamo tutti gli altri giochi.
Andiamo dritti al punto, se si vuole analizzare il gioco dal puro punto di vista del Gameplay ci troviamo di fronte, ne più ne meno, ad un “facchino simulator“.
Non vuole assolutamente essere una critica, anzi, Kojima e i suoi ragazzi si sono impegnati al massimo per rendere l’esperienza la più complessa e gratificante possibile: la fisica del gioco è estremamente ben studiata e i controlli fluidi ed estremamente accurati, tanto che non dovremo semplicemente spingere la levetta in avanti per far camminare il nostro avatar curandoci solo di farlo acquattare e scattare se la situazione lo richiede. Muoversi nell’ambiente dell’America postapocalittica ci richiederà di mantenere costantemente l’equilibrio, scegliendo con cura il percorso da seguire e bilanciando il nostro centro di gravità per non far cadere il carico che portiamo sulle spalle, utilizzando le braccia per controllare l’equilibrio quando l’eccessiva asperità del terreno lo richiede.
Da questo punto di vista possiamo dire che il gioco è ineccepibile.
Non si era mai vista un’esperienza simulativa così immersiva per quanto riguarda spostare bagagli da un punto all’altro.
Il loop principale di Death Stranding consiste proprio in questo: ci verranno affidate delle missioni in cui dovremo portare dei pacchi da un punto ad un altro, più missioni faremo e più bravi saremo stati a portarle a termine, più il nostro rating come corriere salirà permettendoci di sbloccare nuovi equipaggiamenti, come un esoscheletro, uno slittino futuristico e una motocicletta, che ci permetteranno di trasportare più pacchi contemporaneamente e in maniere più veloce ed affidabile.

Tutto il gioco è costruito attorno a questo ciclo fondamentale di Gameplay.
Ci muoveremo attraverso paesaggi mozzafiato e incredibilmente realistici e a volte dovremo anche fare i conti con le intemperie (alcune delle quali non proprio naturali), dovremo anche fare i conti con potenziali nemici (dai più mondani ai più esoterici) e dovremo superare ostacoli ambietali che rischieranno di farci perdere l’equilibrio e rovesciare tutti i nostri bagagli correndo il rischio di danneggiarli e spaventare il neonato che ci portiamo dietro in una pirofila di pirex (si, avremo con noi un neonato in una scatola… la cosa ha anche perfettamente senso, ma non vogliamo spoilerare nulla).
Per gestire queste minacce avremo a disposizione varie armi, anche se il combattimento è qualcosa di abbastanza marginale nello schema generale del gioco, se non per alcuni risvolti sovrannaturali che avremo nel corso della partita, ma in linea generale l’IA dei nostri nemici non sarà nulla di che e, facendo la dovuta attenzione, saremo quasi sempre in grado di sbarazzarcene in fretta e in relativa sicurezza.
I problemi più ostici saranno rappresentati dal superare il clima inclemente (si, in Death Stranding si può morire per la pioggia… anche questo ha senso, ma dovrete fidarvi) e dal terreno impervio.
Man mano che aumenteremo il nostro rating come corriere avremo però la possibilità di sbloccare ripari, scale, corde e picchetti da scalata, caricabatterie per i nostri veicoli e tutta una varietà di servizi che ci permetterà alla fine di portare il nostro pacco al suo destinatario, anche se a volte per farlo dovremo camminare per ore e ore.
In questo ci verranno in aiuto anche gli altri giocatori, con un sistema di multiplayer in differita che ricorda quello di Dark Soul. Ci sarà possibile infatti, non solo scrivere note e avvisi che gli altri giocatori potranno leggere, ma anche di lasciare loro strutture per aiutarli a portare a termine le loro missioni. Fidatevi quando troverete un ponte già costruito esattamente dove vi serve, vi verrà voglia di baciare chiunque ve lo abbia lascito li!

Le polemiche
Death Stranding ha attirato su di se feroci polemiche, ma da quello che abbiamo visto queste nascono non tanto dal gioco stesso, ma dalla campagna pubblicitaria che lo ha accompagnato.
Se è vero che passeremo la maggior parte del nostro tempo in gioco a fare consegne in giro per quello che resta degli Stati Uniti, non tutte le consegne avranno uguale importanza.
Ovviamente le consegne che faremo durante le missioni della quest principale ci permetteranno di sbloccare mano a mano vari dettagli della trama che, in perfetto stile Kojima, sarà incredibilmente complessa, profondamente emotiva e sepolta da strati e strati di significati simbolici da decostruire per comprendere appieno il messaggio dell’autore.
Tranquilli, di tempo per riflettere ne avremo in abbondanza mentre cammineremo tra un punto di consegna e un altro schivando rocce, guadando fiumi e superando passi montani innevati.
Ed è proprio questo il punto di Death Stranding, ma la campagna pubblicitaria ha fallito miseramente nel comunicarlo.
Fin da quando la Kojima Productions ha presentato il primo teaser trailer proiettato durante l’E3 del 2016, attorno a Death Stranding si è voluto creare un alone di mistero che ha fatto scatenare le fantasie dei giocatori, da chi chi si aspettava una nuova declinazione dello stealt tattico di Metal Gear e chi era sicurissimo che si sarebbe trattato di un soul-like, sicuramente quello che nessuno si aspettava era “facchino simulator“!
Per quanto il gioco abbia già un suo pubblico di appassionati e sia sicuramente qualcosa di nuovo come ci si aspettava da un nome altisonante come quello di Kojima, sopratutto ora che può finalmente lavorare come preferisce dopo aver abbandonato Konami per diventare il capo di se stesso, si tratta comunque di un esperienza ludica sui generis destinata a una nicchia di appassionati, non di un blockbuster destinato al grande pubblico. Il suddetto grande pubblico ha ovviamente reagito con sdegno, come chiunque avesse acquistato un auto da corsa a prezzo pieno e si fosse visto recapitare a casa un modellino in scala della Burago.
Se si tratti solo di un tentativo di generare hype sul gioco che si è però rivelato fallimentare, abbastanza superfluo comunque visto il nome dell’autore, o una volontaria manovra per generare clamore e polemiche non possiamo saperlo.
Però se non ci fossero state così tante polemiche e incomprensioni dietro al gioco probabilmente ora non sareste qui a leggere questo articolo…

Alla fine, merita la pena acquistare Death Stranding? Dipende…
Ci troviamo di fronte a qualcosa di strano, sicuramente nuovo, forse anche innovativo, che noi della redazione di Passioni Digitali abbiamo seriamente delle difficoltà a catalogare in un genere: è un walking simulator con elementi di combattimento? E’ un Action RPG con un pacing estremamente lento? E’ semplicemente un film interattivo che vuole spacciarsi per videogioco?
Noi vi consigliamo sempre di provare i titoli per conto vostro e decidere da soli se meritano o meno, ma in questo caso dobbiamo mettere un grosso disclaimer: L’idea di arrancare per le terre selvagge imbardati come muli, in solitudine mentre riflettete sui significati simbolici di 9 ore (NOVE ORE) di cutscene che sbloccherete durante il gioco vi attira?
Se per voi l’apocalisse è uno spunto per riflettere sulla condizione umana, il legame che si forma tra le comunità e i singoli individui che le compongono e la natura dell’esistenza mortale, allora adorerete Death Stranding. Se, al contrario, volete tuffarvi nell’azione, vivere avventure e magari nel frattempo fai ingoiare un po’ di piombo a qualche mutante, allora è meglio che vi orientate su qualcosa come Metro: Exodus. Se non vi piace nemmeno questo c’è sempre Fallout 76.