The 10th Planet, anche se non è mai stato pubblicato, potrebbe essere definito il “nonno” di Starfield.

Probabilmente vi sarà capitato di leggere qualche intervista a Todd Howard di bethesda in cui veniva detto che sono 25 anni che stanno lavorando a Starfield, La maggior parte di voi avrà dato per scontato che si tratti dell’ennesima esagerazione del vecchio Toad, ma questa volta potrebbe esserci un fondo di verità. 25 anni fa infatti detesta stava effettivamente lavorando ha un simulatore di combattimento spaziale che, col senno di poi, sembra proprio essere l’antenato di Starfield di Starfield. In effetti, molto prima che titoli come Skyrim o Fallout diventassero giochi che non solo hanno definito un intero genere, ma titoli iconici della casa di produzione americana, The 10th Planet doveva diventare il simulatore di combattimento spaziale che avrebbe ridefinito un’intera generazione di giochi. Trattandosi di Bethesda ovviamente il gioco non è mai uscito, ma in questo articolo vogliamo ripercorrere la storia e vedere come questo titolo sia sopravvissuto attraverso le varie generazioni per andare a influenzare anche i giochi contemporanei.

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The 10th Planet, la cui uscita era prevista per il settembre 1997, è un gioco interessante non solo nel contesto di Starfield ma anche degli altri giochi dell’epoca. È arrivato sulla scia di “Daggerfall” e “Terminator: SkyNET”, entrambi titoli di incredibile successo per Bethesda. Daggerfall è il più grande gioco della seria Elder Scrolls per dimensione della mappa (titolo che mantiene ancora oggi, tanto da aver definito un vero e proprio trope all’interno dei gioco di ruolo) e Terminator: SkyNET è stato uno tie-in di un franchise ad avere effettivamente successo con il pubblico. Quindi, mentre aspettiamo il rilascio del primo vero e proprio gioco “spaziale” dell’azienda americana, è arrivato il momento di vedere a che cosa effettivamente è stato ispirato. E’ evidente infatti che The 10th Planet è ancora nella mente del team di Bethesda Softworks, il trailer di Starfield lo dimostra con uno dei badge di missione visibili che cita direttamente il gioco mai pubblicato. Nonostante un’attesa di quasi 25 anni tra la finestra di rilascio originale di The 10th Planet e quella di Starfield, sembra quindi possibile che Starfield possa essere una sorta di successore spirituale del gioco cancellato.

Un punto di confronto interessante è l’uso dei motori grafici utilizzati: sebbene possa sembrare strano confrontare i motori di gioco sviluppati a quasi un quarto di secolo di distanza, sia l’X-Engine di The 10th Planet che il nuovo Creation Engine sono stati concepiti sulla base dello stesso originale, il motore Gamebrio utilizzato ormai da quasi 30 anni da Bethesda, a cui furono portate modifiche sostanziali proprio per adattarlo al gioco di combattimento spaziale che non è mai stato pubblicato, ma che gli rese possibile gestire in maniera molto più efficiente e oggetti in un ambiente tridimensionale e diede il via all’inserimento di elementi generati in maniera procedurale per gestire la mappa di gioco, che sono entrambi punti fondamentali dello “stile Bethesda” presente in tutti i giochi successivi. The 10th Planet non ha però solo portato innovazione tecnologica, ma anche molto prestigio all’epoca per Bethesda, dato che nel progetto era stata coinvolta anche Centropolis, una casa di produzione inglese specializzata negli effetti speciali (Attiva soprattutto nel cinema, citiamo solamente tra i suoi lavori Stargate e The Day After Tomorrow) che, dopo aver realizzato alcuni Concept iniziali per il gioco, dovete però abbandonare il progetto in corso d’opera per dedicare tutto il suo staff a un altro progetto (forse avrete sentito parlare di “Independence Day”…).

 
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The 10th Planet era però molto diverso nel suo Concept da quello a cui Bethesda ci ha abituato da vent’anni a questa parte, non si trattava infatti di un gioco basato sul esplorazione di un ambiente simulato, ne aveva particolari elementi da gioco di ruolo, si trattava invece di un puro simulatore di combattimento in cui avremmo vestito i panni di un pilota spaziale intento a difendere il sistema solare dagli alieni aggressivi che abitavano il suo, recentemente scoperto, decimo pianeta. In pratica doveva essere la risposta di a uno dei più grandi successi di quel periodo: TIE Fighter della Lucsart e, almeno per quello che ci riporta alla stampa dell’epoca, sembrava proprio destinato a vincere la competizione.

The 10th Planet però non termino mai la sua fase di sviluppo e non venne mai distribuito

I motivi sono molteplici, ma del primo abbiamo già parlato: Centropolis dovete abbandonare il progetto per dedicare tutte le sue risorse al suo business primario che era quello dell’Industria cinematografica. Per quanto riguarda Bethesda stessa invece prima il progetto fu accantonato per spostare parte del team di sviluppo del gioco su Daggerfall e poi la ditta entro in una grave crisi economica, legata anche alla più generale “seconda crisi del mercato dei videogiochi” che avvenne proprio negli anni ’90. In quegli anni Bethesa rischio veramente di fallire e decise di tentare il tutto e per tutto per rimanere a galla concentrandosi su un titolo che doveva essere veramente rivoluzionario: Oblivion. Col senno di poi la manovra fu particolarmente azzeccata e la ditta riuscì non solo a sopravvivere, ma imporsi sul mercato diventando il colosso che conosciamo tutto oggi, questo però portò alla cancellazione o alla sospensione a tempo indefinito di molti altri giochi che erano in lavorazione nel periodo tra cui proprio The 10th Planet.

Utilizzando gli incassi di Oblivion, Bethesda non solo rimase a galla nel mercato, Mari uscì anche ad acquistare i diritti di Fallout dalla Black Island, che al contrario non se la stava passando ha fatto bene e falli proprio in quegli anni. Da qui in avanti la storia la sapete: Bethesda ha passato i successivi 20 anni a concentrarsi proprio sulle due proprietà intellettuali di Fallout e the Elder Scroll che gli garantivano i maggiori guadagni, ma almeno per quanto riguarda The 10th Planet la storia sembra aver avuto un lieto fine e finalmente, anche se con 25 anni di ritardo, un nome e soprattutto una trama molto diversa, questo inverno potremmo finalmente mettere le mani su quello che doveva essere il gioco più rivoluzionario di due decadi fa.

 
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