Bloodstained: Curse of the Moon 2 è un altro esempio di revival del Metrovania ed è in seguito spirituale di Ritual of the Night che riesce nel ruo intento, forse fin troppo. Bloodstained: Ritual of the Night dello scorso anno è stato un amorevole tributo al classico per PS1 Castlevania: Symphony of the Night e ai suoi amati successori, sviluppati da Koji Igarashi. Tuttavia, un anno prima dell’uscita di Ritual of the Night, Inti Creates ha rilasciato un altro gioco sotto lo stendardo Bloodstained che ha esaminato più a fondo il passato di Castlevania come fonte di ispirazione, Bloodstained: Curse of the Moon, ora Inti Creates è tornato con un segito: Curse of the Moon 2, un sequel incredibilmente semplice che sembra in gran parte simile al primo e purtroppo soffre di molti degli stessi difetti.

La Recensione di Passioni Digitali

Come per il titolo del 2018, Bloodstained: Curse of the Moon 2 consente di controllare quattro distinti cacciatori di mostri, passando da un eroe all’altro mentre si combatte una folla di bestie gotiche. Naturalmente, ogni eroe ha i propri punti di forza e di debolezza. Ogni eroe porta qualcosa di nuovo sul campo di battaglia e abbinando i suoi talenti alle sfide del gioco dà una svolta unica alla tradizionale azione a scorrimento laterale. Ad esempio, Zangetsuto è il tradizionale eroe alla Castlevania; ha un raggio di attacco corto ma lo compensa con movimenti rapidi e un considerevole pool di salute, al contrario Robert è fisicamente debole, ma è anche un abile cecchino che può colpire i nemici dall’altra parte dello schermo. I livelli di Curse of the Moon 2 presentano diversi percorsi ramificati e una buona varietà di luoghi. Alcuni percorsi offrono una sfida più leggera, mentre altri forniscono un percorso più diretto, ma più impegnativo, al boss. Abbiamo apprezzato la varietà, sopratutto quando quando si rigioca un livello, ma a parte una manciata di potenziamenti, non ci sono molte ragioni per esplorare ogni singolo percorso attraverso un livello. Come nel classico stile a 8 bit, in alcune aree bisognerà schivare nuvole velenose di fumo, mentre in altre bisognerà pattinare su un terreno ghiacciato. Non sarebbe uno scroller laterale se non si dovesse anche saltare da una roccia all’altra sull’immancabile fiume di lava. Queste sequenze si adattano perfettamente al tono del gioco, ma giocandolo è difficile sfuggire alla sensazione di essere già stati qui e di aver già fatto tutto questo: Curse of the Moon 2 non dà una svolta interessante a questi classici trope, li ricicla semplicemente. Dopo aver raggiunto i crediti per la prima volta, si potrà sbloccare l’Episodio 2, in cui bisognerà rigiocare ogni livello per sbloccare il vero finale. Questa ripetizione è fastidiosa, ma da l’opportunità di sbloccare nuovi personaggi e i boss presenteranno nuove abilità e caratteristiche, rendendoli più difficili da abbattere. Non che il primo playthrough non fornisca una sfida considerevole, in gran parte grazie a un effetto di knockback ogni volta che si subisce un colpo. Questo knockback è un omaggio ai vecchi giochi di Castlevania, ma può essere frustrante per i giocatori neofite e Inti Creates ha correttamente dato la possibilità di disattivarlo se si gioca alla difficoltà più bassa.

 In conclusione possiamo dire che Bloodstained: Curse of the Moon 2 potrebbe anche essere uscito nel 1989. Sembra e vuole sembrare un gioco di trent’anni fa. Se quello era l’unico obiettivo, riesce a pieni voti. Sfortunatamente, questo non è un obiettivo molto ambizioso, dal momento che il mercato è pieno di gemme ispirate a 8 bit a scorrimento laterale che mescolano abilmente i generi e fanno uso delle moderne convenzioni di gioco. Curse of the Moon offre alcune ore di azione insensata, ma ci sono viaggi nella nostalgia migliori là fuori.