Atomic Heart, l’ultima fatica di Mundfish è uno shoter in prima persona che ci portera in un urcronica Unione Sovietica futuristica nei panni di P-3, un agente del Crlemlino impeganto in quella che probabilmete è la peggiore giornata di lavoro della sua vita.

In un idillica città che fluttua in aria tra le nuvole, orgoglio dell’architettura sovietica, Dmitry Sechenov, probabilmente lo scienziato più famoso di tutta l’Unione Sovietica, è pronto a svelare Kollectiv 2.0, una rete neurale che collegherà tutti i sovietici utilizzando una piccola invenzione nota come THOUGHT (PENSIERO n.d.t.). Il suo lancio completo è imminente, ma prima che possa essere messa online, alcune questioni devono essere gestite. Molto più in basso, nel mondo di superficie, un’area nota come Struttura 3826 non è più operativa. I robot, costruiti con una sostanza nota come “il Polimero”, che è stata la spina dorsale dei successi sovietici nell’ultimo decennio, hanno perso il controllo e ucciso la maggior parte dei lavoratori della struttura. Per mitigare questo disastro, Sechenov impiega il maggiore P-3, che armato suo guanto meccanicoparlante alimentato da polimeri “CHAR-les”, si propone di andare a fondo di questa furia robotica.

Atomic Heart sarà ufficialmente rilasciato il il 21 Febbraio e sarà disponibile per PC, PS4 e 5, Xbox One e Series X|S

Le prime ore del viaggio di P-3 attraverso la Struttura 3826 sono senza dubbio le più problematiche che dovrà affrontare. Con solo un’ascia per la mischia, una pistola a corta distanza e il guanto per il crowcontrol a sua disposizione per difendersi, saremo chiamati ad adattarci rapidamente al sistema di combattimento di Atomic Heart per non cadere vittime dei robot assetati di sangue che scorrazzano per la struttura. Ogni arma avrà a sua disposizione tre diversi attacchi di cui uno automaticamente equipaggiato e altri due che potremmo selezionare alternativamente per utilizzare. Dobbiamo dire che questo tipo di controlli non è probabilmente il più intuitivo e, soprattutto nei momenti di combattimento più frenetici, passare da un attacco secondario all’altro mantenendo il focus sull’orda meccanica che voleva farci la pelle non è stato facile nelle fasi iniziali. Nel corso del gioco avremo la possibilità di raccogliere polimero e altri materiali dai nemici sconfitti e dall’ambiente è utilizzarlo per creare nuove abilità delle armi che potremo far equipaggiare al nostro P-3, ad esempio inizialmente la nostra abilità di Guanto sarà una scarica elettrica che stordirà i nemici per qualche istante, ma potremmo farla diventare un attacco di ghiaccio che li congelerà sul posto ho uno scudo che bloccherà i danni.

Ad essere sinceri i controlli non sono stati il reale problema del gioco nelle sue prime fasi, ma piuttosto abbiamo fatto fatica ad adattarci al ritmo di combattimento di Atomic Heart: i robot sono estremamente silenziosi e bisogna fare l’abitudine a guardarsi costantemente intorno e ad essere estremamente coscienti dell’ambiente che ci circonda e il gioco passa da momenti di totale calma a combattimenti frenetici in un batter d’occhio che ci hanno molto spesso colti alla sprovvista, soprattutto ci abbiamo messo diversi combattimenti a capire che l’IA dei mob è programmata per fare in modo che almeno un paio di loro cerchino di strisciare alle spalle del giocatore mentre è impegnato in combattimento con altre robot per prenderlo di sorpresa. Questo non è necessariamente un punto negativo, anzi, sembra che questa fosse l’intenzione di design degli autori e, una volta raccolto abbastanza polimero da aumentare le nostre capacità di schivata e la nostra velocità il combattimento è rapidamente passato da essere potenzialmente letale a essere, in alcuni casi, quasi triviale. Alcuni nemici hanno debolezze elementali che potremo apprendere tramite una scansione, ma se non disprremo di potenziamenti per le armi in grado di sfruttare tali debolezze, tutto ciò che puoi fare è continuare a colpirli con quello che avremo a nostra disposizione mentre continuiamo a schivare i loro attacchi, situazione che potrebbe essere interessante le prime volte, ma alla lunga ha dato l’impressione che alcuni combattimenti fossero lì semplicemente per allungare il tempo di gioco, soprattutto una volta sbloccata la capacità del guanto di sollevare in aria i nemici in modo da renderli inoffensivi e poi colpirli come pignatte finché non smettevano di essere un problema. Vista all’ossessione per il dettaglio che le mappe di Atomic Heart dimostrano ci saremo aspettati di poter usare l’ambiente stesso di gioco a nostro vantaggio in questi casi, magari dando la possibilità al giocatore di far esplodere qualche tubatura causando effetti elementari ad area la possibilità di utilizzare altri elementi dell’ambiente per guadagnare potenziamenti elementali anche di breve durata.

Veramente Strano a dirsi, ma per un gioco che è fondamentalmente uno Shooter in prima persona, il combattimento in Atomic Heart raramente è un problema e, fintanto che ci si prende il disturbo di raccogliere abbastanza polimero da tenerci sempre sufficientemente potenziati, la maggior parte degli incontri saranno abbastanza dimenticabili.

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Atomic Heart sulla carta dovrebbe portare una storia basata sulla Riflessione e la crescita personale, abbastanza tipica delle produzioni russe degli ultimi anni, ma nella pratica la realizzazione in questo caso è stata abbastanza deludente. È una storia piuttosto semplice che segue fedelmente il trope de “i potenti cercano solo di rafforzare il loro controllo sul mondo” con P-3 preso nel mezzo di problemi più grandi di lui. I commenti sociali sono ridotti al minimo, anche se vari registrazioni di dialoghi, e-mail e allegati audio all’interno delle e-mail aggiungono un po’ di sapore al mondo e mostrano che la vita nell’Unione Sovietica ucronica in cui il gioco è ambientato non è così gloriosa come la propaganda del governo cerca di convincere il resto del mondo. Per quanto riguarda P-3, il segreto del suo retroscena è in gran parte prevedibile, facendo attenzione ai primi frammenti di dialogo in pratica viene detto all’inizio del gioco quale sia (noi comunque non faremo spoiler per chi è interessato a giocarlo n.d.r.). Speravamo che la storia avesse davvero qualcosa di nuovo da dire, ma qui non c’è niente che non sia già stato detto innumerevoli volte prima in titoli anche migliori. Sebbene alcuni temi del gioco tocchino alcuni argomenti interessanti, come il modo in cui i robot russi stanno cambiando la vita dei lavoratori in America, alla fine Atomic Heart gioca piuttosto sul sicuro con due finali ugualmente insoddisfacenti. Quando guarda P-3, non si avventura lontano dalla sua visione iniziale dell’Unione Sovietica e termina la sua storia esattamente nello stesso punto da dove la aveva iniziata.

La mancanza di crescita di P-3 e quasi frustrante date le numerose conversazioni che ha nel corso del gioco che avrebbero dovuto essere il catalizzatore di una certa introspezione. Francamente non ci è chiaro se questa sia una cosa voluta da parte degli autori che volevano mettere come eroe del gioco una persona dalle convinzioni così salde da non cambiare semplicemente idea, nonostante gli sia dimostrato nel corso della storia quanto la sua fiducia sia mal riposta o se semplicemente la crescita del personaggio sia stata semplicemente ignorata. Non necessariamente il personaggio avrebbe dovuto necessariamente cambiare idea nel corso del gioco, ma ci saremmo aspettati almeno un commento da parte sua sul perché continuasse a sostenere i suoi ideali dopo aver visto le tragiche conseguenze che hanno portato, cosa che invece non è avvenuta: la sua reazione finale all’intera vicenda è sostanzialmente una scrollata di spalle, come se si fosse trattato di un giorno di lavoro come un altro.

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